(CAVALIERI MARVEL)
N° 108
SULLA PUNTA DELLA SPADA
PROLOGO
La ragazza giapponese
siede nuda, a gambe incrociate, su un tatami[1] mentre i lunghi capelli
neri le ricadono sui seni e sulla schiena. Nelle mani stringe una spada
naginata[2]
dalla caratteristica lama ricurva. Gli occhi della giovane donna sono socchiusi
mentre la sua mente è altrove.
Ha
giurato che non avrebbe mai più preso una vita ma il suo cuore brucia di odio
ed anela la vendetta. Cosa deve fare? Cosa?
1.
Un attimo può racchiudere
tutta una vita, un attimo basta a spegnere una vita. Un proiettile sparato da
un fucile da cecchino viaggia alla velocità di oltre 800 metri al secondo. Ci
vogliono circa cinque secondi perché quel particolare proiettile possa
raggiungere il suo bersaglio ma quando arriva a destinazione il bersaglio non è
più lì.
L’uomo
che in certi ambienti chiamano Daken ha compiuto un balzo spettacolare portando
fuori tiro anche il giovanotto di colore che risponde al nome di Kyle Jinadu. I
due piombano sul pavimento mentre il proiettile si infrange contro una parete
della loro stanza da letto in una suite di uno dei migliori hotel di Vancouver
nella Columbia Britannica.
-Ma cosa…?- esclama un sorpreso Kyle.
-Un attentato.- replica Daken rizzandosi in
piedi con tutti i suoi sensi all’erta -Rimani giù. Sono pagato per proteggerti
e se ti ammazzano la mia reputazione peggiorerà.-
-È solo questo che sono per te?-
-Zitto.
I
secondi trascorrono interminabili poi Daken sentenzia:
-Chiunque fosse, è andato. Ha deciso di non
riprovarci… o forse non poteva.-
-Credi che sia lo stesso che ti ha sparato a
New York?-[3]
-Oh sì ma stavolta ha sbagliato e non avrà una
terza occasione.-
Con
un sogghigno Daken fa scattare da ciascun polso tre lunghi artigli metallici.
L’uomo
di nome Max Hunter è sorpreso. Non tanto perché ha la fredda canna di una
pistola appoggiata alla schiena, nel suo tipo di lavoro è un incidente che può
capitare anche ai migliori, ma per l’identità di chi lo sta minacciando.
-Phil Dexter?- esclama -Sei ancora in azione?
Avevo sentito dire che ti avevano cacciato a calci nel sedere dalla Sicurezza
interna.-
-Ed io avevo sentito dire che ti avevano fatto
secco a Singapore, ma a quanto pare era anche quella un’informazione
sbagliata.-
-Ci hanno provato ma io ho la pelle dura.-
-Se fai una mossa sbagliata vedremo se lo è
abbastanza da sopportare una pallottola sparata a bruciapelo.-
-Per chi lavori adesso, Dexter? Qualcosa mi
dice che non è il Governo.-
-E tu? Chi ti paga per fare il tuo sporco
lavoro?-
La
sola risposta è il silenzio ed è Hunter a romperlo poco dopo:
-Che intenzioni hai, Dexter? Uccidermi?-
-Ne ho la tentazione. Nessuno ci vede e nessuno
potrà collegarmi a te. Al mio posto tu lo faresti, non è vero?-
Ancora
una volta nessuna risposta
La
ragazza è in piedi sul ciglio del tetto di un grattacielo di Midtown Manhattan
e sembra immersa in chissà quali pensieri. Non è una ragazza comune, questo
sarebbe evidente a qualunque osservatore, se ce ne fosse uno. Indossa un
attillato costume rosso con un colletto verde che la veste quasi come una
seconda pelle. Verdi sono anche la fusciacca che le cinge la vita, gli
stivaletti e la bandana che le copre la parte superiore del volto lasciando
fuoriuscire i lunghi capelli biondi, dalla scollatura anteriore parte il
disegno della silhouette di un drago.
La
vista di una donna in un costume colorato non è affatto insolita in una città
dove supereroi e supercriminali sono decisamente numerosi ma anche gli scafati
newyorkesi non possono fare a meno di guardare verso l’alto con gli occhi
sbarrati e le bocche spalancate quando lei salta e si lascia cadere nel vuoto,
una caduta che sembra interminabile finché la ragazza non si afferra ad un’asta
di bandiera, compie un po’ di oscillazioni per poi lasciarsi andare, effettuare
un triplo salto mortale, atterrare sulla tettoia dell’ingresso del palazzo e da
lì saltare sul tettuccio di un’auto per poi passare alla successiva.
Mentre
si allontana, qualche passante commenta:
-Questi supereroi
sono tutti una manica di esibizionisti.-
-Verissimo. Avete visto che costume? Non nasconde nulla, è
praticamente nuda.-
-Ma chi è?-
-Mai vista prima.
Dev’essere una nuova.-
-Un’altra? Ah i bei
tempi in cui in giro ce n’era al massimo una dozzina.-
-Sono davvero troppi
ormai. Fanno quel che gli pare e chi li controlla? Nessuno!-
La ragazza in costume non sente
questi discorsi ed anche se li sentisse, non ci baderebbe: è troppo concentrata
nel raggiungere la sua meta e quando è arrivata balza agilmente al suolo
guardandosi intorno con aria guardinga.
-Sono qui.- dice.
-Una figura appare
improvvisamente alle sue spalle e replica.
Non sei chi stavo
aspettando, Dov’è Iron Fist? È lui che voglio.-
Un brivido passa lungo la schiena di
Miranda Rand mentre si volta e dice:
-Ma è me che avrai-
2.
Ogni essere umano ha le sue
debolezze e la donna che si fa chiamare Kestrel non fa eccezione. Nel caso
specifico il punto debole è l’infatuazione che si è presa per una ragazzina incontrata
nel diner di fronte al motel di El Paso, Texas, dove entrambe alloggiano, una
debolezza di cui potrebbe pentirsi.
Quasi non credeva ai suoi occhi
quando la ragazzina in questione si era presentata alla porta della sua stanza
dicendo con quel suo caratteristico accento del Profondo Sud:
-Ciaaao, è ancora
valido l’invito per la Coca Cola?-
Kestrel l’aveva squadrata per
benino, poi aveva sorriso replicando:
-Ma certo, tesoro,
entra.- si era poi rivolta al suo partner -Max, vai a farti un giretto.-
-Uhm… dovremmo
discutere di… tu sai cosa.-
-Avremo tempo dopo,
un’oretta in più non farà differenza.-
Max Hunter se n’era andato
borbottando qualcosa di incomprensibile e chiudendosi la porta alle spalle.
Quello era il recente passato, ora Kestrel siede accanto alla giovane poggiando
con noncuranza una mano sul suo ginocchio.
-Beh, cara, sono
contenta che possiamo conoscerci meglio.- le dice.
-Ah… sì…. Anch’io.-
replica la ragazza.-
-Non essere nervosa,
non voglio farti del male, anzi….-
Se Kestrel sapesse il vero motivo
del nervosismo di Sally-Anne Carter non sarebbe tanto tranquilla. Ma come
potrebbe immaginare che quella dolce e sexy ragazzina dell’Alabama è lì per
spiarla, sperando di trovare informazioni sulla sua missione? Adesso non è più
tanto convinta che sia stata una buona idea ma non può più tirarsi indietro.
Accidenti a quella stupida
ragazzina, pensa Rufus Carter, la sua iniziativa rischia di mandare a puttane
tutto il nostro lavoro.
Se
Kestrel scopre perché è davvero andata nella sua stanza la sua pelle non varrà
un centesimo bucato, senza contare che lui non può permettere che una
quindicenne sotto la sua responsabilità finisca a letto con una killer
psicopatica che ha più del doppio dei suoi anni.
Il maturo afroamericano con una
benda sull’occhio sinistro, ex campione di kickboxing ed ex agente della C.I.A.
la cui omonimia con la bionda adolescente è solo una curiosa coincidenza, si
accosta alla porta della stanza di Kestrel riflettendo su cosa fare. Non bada
all’auto che si ferma davanti al motel e questo si rivelerà un errore.
La giapponese ha un’età
indefinibile. Dimostra al massimo vent’anni ma è probabilmente più vecchia. Il
suo nome è Fuyumi Fujikawa, appartiene ad una delle più ricche famiglie del
Giappone ma ha scelto una strada diversa e pericolosa: è un boss della Yakuza,
la mafia giapponese. In questo momento sul suo bel volto è chiaramente visibile
un’espressione di disappunto.
-Hai fallito…per la
seconda volta.-
La donna in piedi davanti a lei ha
la pelle color dell’ebano ed indossa un costume verde scosciato.
-La prima volta il
tiro è riuscito perfettamente ed è solo il caso che ha permesso a Daken di salvarsi.-
replica freddamente -Non era stato previsto che un chirurgo riuscisse ad
estrarre la pallottola in tempo utile. Quanto a quest’ultima volta…-
-Non voglio sentire
scuse, le scuse sono per i deboli. Avevo detto a Matsu’o che era stupido
affidarsi ad una straniera per eliminare Daken ma non ha voluto ascoltarmi. Matsu’o
ha affidato a me la gestione di questa operazione mentre lui è impegnato in
altre faccende[4] ed
io non sono disposta a concederti un’altra possibilità. La tua utilità è
terminata.-
Ad un cenno di Fuyumi un gruppo di
giapponesi armati circonda la nera, che serra le labbra, poi scatta colpendo
l’uomo più vicino con un calcio al ginocchio quindi, con un movimento fulmineo,
si impadronisce della sua pistola e fa fuoco abbattendo altri due sgherri. A
questo punto si getta contro una finestra e la infrange piombando all’esterno.
Finisce in un giardino e senza perdere tempo corre verso il cancello sparando
agli uomini di guardia poi balza a bordo di una moto parcheggiata lì vicino, la
sua moto, e parte a tutta velocità.
Alle sue spalle sente l’eco della
voce rabbiosa di Fuyumi che grida:
-Uccidetela!-
Ora ha contro la Yakuza e forse non
potrà cavarsela da sola, ma chi potrebbe aiutarla?
3.
Tre uomini scendono
da una Chevrolet Impala e si dirigono verso la reception del piccolo motel di
El Paso, Texas. Non vedono Phil Dexter e Max Hunter ma loro li notano e con la
loro esperienza capiscono immediatamente che non sono comuni clienti.
Il
modo di camminare e come si guardano attorno, le fondine ascellari sotto le
giacche sono indizi chiari per entrambi: sono poliziotti. Rangers oppure… solo
quando l’occhio gli cade sulla targa dello Stato dell’Alabama Dexter capisce
che sono in arrivo dei guai.
L’attimo
di distrazione gli è fatale: Hunter si volta di scatto gli afferra il polso
torcendoglielo.
-Sei stato
disattento, Dexter e nel nostro lavoro questo si paga con la vita.- gli dice.
Continuando a tener stretta la
pistola, Dexter si getta all’indietro trascinando il suo avversario a terra con
sé. I due lottano avvinghiati quando improvvisamente si ode uno sparo.
Il luogo è un bar di Vancouver. L’uomo
che non dimostra che poco più di vent’anni, ha i lineamenti orientaleggianti e
sfoggia una cresta alla Moicana, sorseggia un cocktail ed ha un sorriso
insolente in viso mentre squadra la donna seduta davanti a lui: una rossa
piuttosto attraente che porta un paio di occhiali che non mortificano la sua
femminilità.
-Devo ammettere che
mio padre ha davvero buon gusto in fatto di donne, Heather.- dice.
La donna gli rivolge uno sguardo
duro e replica:
-Non siamo qui per
parlare di questo, Akihiro, ma del fatto che qualcuno vuole ucciderti. Ho fatto
esaminare il proiettile che ti ha mancato stamattina e…-
-Fammi indovinare:
era un proiettile
calibro 7,62 × 51 mm
NATO rdel
tipo in dotazione, tra gli altri all’ HK417 20", un
fucile da cecchini ed era rivestito di carbonadio.-
-Esatto e questo dimostra inequivocabilmente
che eri tu il bersaglio e non Kyle Jinadu.-
-La Yakuza e la Mano non sono rimaste
entusiaste del fatto che non lavoro più in esclusiva per loro e vogliono
farmela pagare. Posso capirlo: ero il loro migliore assassino.-
-Non il più modesto di sicuro. In ogni caso,
hai pestato i piedi a Matsu’o Tsurayaba e lui ha anche una faida in corso con
tuo padre. Potrebbe aver deciso di colpirlo uccidendo te.-
-Beh, io e mio padre non siamo esattamente in
buoni rapporti ma Matsu’o ha cercato di farmelo uccidere facendomi credere che
avesse ucciso mia madre per poi abbandonarmi. Non mi è piaciuto per niente.-
-Ho avuto dei rapporti da Tokio: pare che
qualcuno abbia attaccato Matsu’o e Logan sembra coinvolto.-[5]
-Ha tutta la mia solidarietà.-
-A proposito di tuo padre, ho qualcosa per te.-
Così
dicendo, Heather McNeil consegna un documento ad Akihiro.
-Passaporto canadese. Ti spetta di diritto. Ho
dovuto convincere un po’ di gente al Ministero degli Esteri ma alla fine l’ho
avuto.-
-Suppongo che dovrei ringraziarti ma mi chiedo
dove sia il trucco.-
-Nessun trucco. Come ti ho detto, considero
Logan il mio migliore amico e glielo dovevo.-
-Sei troppo sentimentale per il lavoro che fai,
McNeil. Non saresti mai capace di ammazzare qualcuno a sangue freddo e nemmeno
quelli che ti pagano lo stipendio mi sa. Per questo assoldano i tipi come me
per fare il lavoro sporco. Beh, se pensate di comprarmi con un passaporto avete
fatto male i vostri conti. Io costo molto più caro.-
-Devi proprio fare il cinico? Sono convinta che
ci deve essere qualcosa in cui credi.-
-Credo che in questo mondo cane mangia cane ed
io intendo essere il cane più grosso.-
Heather
sospira. Sta per ribattere quando nota qualcosa nell’atteggiamento di Akihiro,
qualcosa che le ricorda Logan.
-Cosa c’è?- chiede allarmata.
-Pericolo.- sussurra lui.
Le
dà una spinta facendola cadere a terra giusto un attimo prima che uno shuriken
attraversi l’aria proprio dove poco prima c’era la sua testa.
In
un angolo della stanza da letto di una suite di un prestigioso hotel di New
York un poliziotto in uniforme sta vomitando. Un uomo in borghese ma con il
distintivo da detective appuntato al bavero della giacca gli si rivolge in tono
duro:
-Jones, smetti di contaminare la scena del
crimine e va a prendere un po’ d’aria, ti farà bene -
-Io… sì, Signore.
-Non essere troppo duro con lui, Leary, è una
recluta ed è alla sua prima scena di omicidio. Avrà tempo per indurirsi
purtroppo.- replica un altro detective vestito casual.
-Meglio che lo faccia alla svelta, Chase. Lo
dico per il suo bene.-
-Fatto.- annuncia il Medico Legale -Posso dirvi
che la causa della morte è un profondo taglio alla gola praticato con uno
strumento molto affilato. Potrò essere più preciso dopo l’autopsia.-
L’uomo
si sposta rivelando che sul letto, sopra lenzuola inzuppate di sangue, giace
una ragazza bionda completamente nuda e con uno squarcio alla gola così
profondo che la testa è a malapena attaccata al collo.
-Stesso modus operandi dell’omicidio dell’altra
notte e stesso tipo di vittima.- commenta il Detective di 1° Grado Quentin
Chase.
-Stai suggerendo che è opera di un Serial
Killer?- ribatte il Sergente Brian “Bucko” Leary.
-Beh… vuoi dirmi che pensi che l’uccisione
efferata di due escort da 3.000 Dollari l’ora entrambe sulla ventina ed
entrambe bionde avvenuta in una suite di un hotel di lusso a 24 di distanza sia
una semplice coincidenza?-
Leary
scuote la testa e risponde:
-No, non lo credo e tu sai cosa significa,
vero?-
-Che presto ce ne sarà una terza.- afferma
cupamente Chase.
4.
Heather
McNeil non è una damigella indifesa, un cliché che ha sempre odiato, e non è
nemmeno nuova ad attentati alla sua vita per questo non cede al panico e si
rialza immediatamente da terra mentre Akihiro si lancia nella direzione da cui
è arrivata la micidiale stella appuntita.
-Anche più impulsivo di suo padre.- borbotta
poi aggiunge -Eugene, lo vedi?-
<<Certo che lo vedo, Heather:>> risponde
una profonda voce maschile <<E vedo anche la nostra aspirante omicida:
sembra appena uscita da un anime giapponese, uno di quelli con le studentesse
in fiore e con lei c’è una tizia che sembra uscita da un club sadomaso. Vuoi
che intervenga?>>
-Non subito: voglio vedere come se la cava
Daken in azione.-
<<Mi sorprende il tuo cinismo, Heather.
Dov’è finita la dolce ragazza di cui mi ero innamorato?>>
-È morta assieme a suo marito. Ora le sole cose
che mi interessano sono la sicurezza di mia figlia e del Canada… in quest’ordine.-
<<Capisco. Ok, per ora lascerò fare solo
al giovanotto ma se riterrò ce sia necessario, interverrò anch’io.>>
-Che è esattamente quello che mi aspetto da te,
Eugene. Chiudo.-
Heather
ripone il cellulare ed entra nel locale. Con passo deciso si dirige nel bagno.
Una volta chiusasi la porta alle spalle, si toglie gli occhiali e dalla
capiente borsa estrae un costume.
Mentre
corre Akihiro si sbarazza dei vestiti rivelando un costume marrone ed
arancione. Rapidamente si infila una maschera. Finalmente si trova di fronte
alle sue avversarie.
-Cherry Blossom e Lady Gorgon!- esclama -Sapevo
che non eravate morte.-
-Ma tu lo sarai presto, Daken,- replica la
ragazza dai capelli rosa che si fa chiamare Cherry Blossom. Agitando i suoi
nunchaku.
Daken
ribatte sfoderando i suoi artigli poi dice:
-Sono solo parole. Passiamo ai fatti.-
La
donna che si fa chiamare Lady Gorgon mulina la sua Katana verso Daken che la
evita con un salto spettacolare.
-Sei troppo prevedibile, sai?- le si rivolge il
figlio di Wolverine in tono irridente.
Il
nunchaku di Cherry Blossom si avvolge attorno al suo polso destro
sbilanciandolo. Mentre la katana di Lady Gorgon si abbassa verso il suo collo,
Uno
sparo, ne basta uno a cambiare le cose. Gli uomini all’interno della reception
di questo hotel di El Paso, Texas che stavano parlando con il portiere
reagiscono come sono abituati a fare: mettendo mano alle armi e correndo
all’aperto.
Uno sparo è più che
sufficiente perché Rufus Carter soffochi un’imprecazione e si ritiri tra le
ombre. Qualunque cosa stia succedendo, è una complicazione che non ci voleva.
Rufus può solo sperare che a Dexter non sia successo nulla di serio.
Uno sparo, un semplice
sparo ma la donna di nome Kestrel appena lo sente reagisce come la
professionista che è.
-Non ti muovere.- intima alla giovane
Sally-Anne Carter mentre si avvicina alla finestra.
Apparentemente
tutto è tornato tranquillo ma il suo istinto le dice che non è così. Afferra il
telefono e chiama il suo complice:
-Hunter, ci sei?-
Nessuna
risposta, i suoi timori sono confermati. Si rivolge ancora a Sally-Anne:
-Meglio se torni da tuo padre, piccola.-
-Ma che succede?-
-Guai, ma ancora non so chi.-
Kestrel
si infila il giubbotto nero e i guanti, inforca gli occhiali scuri ed impugna
una pistola.
-Andiamo.- dice.
Seguita
da Sally-Anne esce sul pianerottolo proprio nel momento in cui tre uomini
armati salgono le scale. A vedere quello che è alla testa del gruppetto la
ragazzina impallidisce ed esclama:
-No!-
-Sally-Anne?- esclama l’uomo -Sei proprio tu?-
Per
la prima volta da tempo Kestrel è sconcertata. Si sente come chi è appena
entrato in un cinema a film già iniziato. Forse è per questo che invece di
sparare ai nuovi arrivati, chiede:
-Chi siete?-
-Mi chiamo Stewart Carter, sono il Capo della
Polizia di Clairville, Alabama e quella ragazzina minorenne che è con lei è mia
figlia.-
5.
La
discesa della katana sembra lentissima a Daken. Se gli viene tagliata la testa
dubita che il suo fattore di guarigione lo aiuterebbe.
Dà uno strattone alla
catena che ha avvolta intorno al polso sbilanciando Cherry Blossom e
contemporaneamente rotola di lato evitando per un pelo il fendente di Lady
Gorgon poi si rimette agilmente in piedi.
-Due belle ragazze tutte per me?- dice in tono
ironico -Sono lusingato.-
-Non siamo sole.- afferma Cherry Blossom.
Un
attimo dopo dall’ombra escono altre figure in costume.
-Ah, l’élite degli assassini della Mano. Volete
proprio la mia morte.- commenta ancora Daken.
-Ho una notizia per voi…- dice una voce
maschile.
Un
secondo dopo un uomo in costume che può essere decisamente definito nano balza
accanto a Daken
-… neanche lui è solo.-
-Tu, sei Puck, giusto?- chiede Daken -Ho
sentito parlare di te.-
-Se sono cose brutte, sono vere.- replica
Eugene Judd.
-Anche quelle che dicono di me.-
-Sai una cosa, ragazzo? Anche tu, come tuo
padre, sai farti nemici interessanti. Ci diamo sotto?-
Per
tutta risposta Daken sguaina di nuovo i suoi artigli.
Kestrel
si rivolge a Sally-Anne Carter:
-È davvero tuo padre?-
La
ragazza esita e Kestrel si volge verso l’uomo che ha detto di chiamarsi Stewart
Carter:
-Non credo che lei voglia venire con te.-
-Sono un uomo di legge e lei mi appartiene.
Fatti da parte, puttana.-
-Scelta di parole sbagliata.- ribatte Kestrel e
spara.
A
New York una ragazza dal costume violetto indugia su un tetto. Perché è venuta
sin qui? Cosa cerca? Una redenzione per procura, forse?
-Sapevo che saresti venuta.- dice una voce alle
sue spalle.
La
Spadaccina si volta per trovarsi di fronte la ragazza che conosce come Cigno
Nero.
-Ed io sapevo che ci saresti stata.- replica.
Sfoderando la sua spada.
EPILOGO
Tre uomini in un vicolo
ed una donna spinta contro un muro che urla e piange. Nulla di nuovo purtroppo,
pensa la ragazza che, dopo averli osservati, balza agilmente all’imbocco del
vicolo.
Il
primo uomo non si accorge nemmeno della lama che gli trapassa la schiena. Muore
gorgogliando e sputando sangue.
Gli
altri due si voltano verso la nuova venuta ed uno di loro esclama:
-E tu chi sei?
Davanti
a loro una giovane donna che indossa un costume succinto rosso e blu ed il cui
volto è interamente coperto da un trucco bianco che le ha modellato una vera e
propria maschera. Nelle sue mani una spada giapponese naginata.
Con
calma la donna risponde.
-La vostra morte.-
CONTINUA
NOTE DELL’AUTORE
Praticamente
nulla da dire e quindi passiamo al prossimo episodio in cui concluderemo almeno
un paio di trame, promesso.
Carlo
[1] Pavimentazione
giapponese composta da pannelli rettangolari modulari,
costruiti con un telaio di legno o altri materiali rivestito da paglia
intrecciata e pressata.
[2] Arma bianca giapponese
tipica della fanteria medievale.
[3] Nell’episodio #96.
[4] Di cui, forse, saprete
di più nella nuova serie di Wolverine del nostro Mr. T.
[5] Lo potete vedere su
Wolverine MIT Vol. 2° #1.